La questione ha ovviamente dei risvolti etici da non sottovalutare
Le forze armate americane reclutano giovani gamers, servendosi della loro passione per i videogiochi per attirarli verso i corpi miliari: questo paradosso della gamification sta suscitando molte polemiche in America, dove Marina Militare ed Esercito creano squadre di gamer professionisti per interfacciarsi meglio con giovani e giovanissimi.
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I videogiochi più utilizzati sono ovviamente quelli ad alto utilizzo di armi come Call of Duty o Fortnite. il messaggio, nemmeno troppo nascosto, è rivolto ai gamers appassionati di questi giochi creando di fatto un parallelismo fra i videogame spara tutto e la vita reale, dove sotto i colpi di arma da fuoco ci sono però persone vere.
Gamers appassionati di Call of Duty avvicinati dalle forze armate
Nei fatti, la Marina Militare ha la sua squadra di giocatori professionisti di Call of Duty e Rocket League, Goats&Glory, composta da 12 marinai arruolati. partecipano a tornei nazionali e sono spesso in visita nelle scuole.
L’attenzione dei corpi armati è diretta ai giovani esperti di questi videogiochi, considerati reclute promettenti. Ovviamente la faccenda suscita clamore negli States, dove già una deputata democratica aveva chiesto che venisse impedito alle forze armate di reclutare ragazzi su Twich o piattaforme simili. Associazioni di pacifisti (tra cui anche squadre di gamer) stanno cercando di far comprendere all’opinione pubblica la gravità del fatto, sottolineando anche che servire nell’Esercito o nella Marina non è certo giocare con un videogioco.
Il reclutamento è tra l’altro -ufficialmente- riservato ai maggiori di 17 anni: nella realtà però i videogiocatori esperti vengono avvicinati molto prima.