Calcutta, tutti pazzi di Paracetamolo. Ma sul testo minimizza: “Non ci sta niente da capire”
“E adesso che mi prendi per la mano vacci piano che se mi stringi così io sento il cuore a mille”.
È un verso dell’ultimo singolo di Edoardo D’Erme, meglio noto come Calcutta. Il brano si intitola Paracetamolo e anticipa l’album Evergreen, in uscita il 25 maggio.
L’ennesima conferma di una penna che negli anni scorsi è stata in grado di conquistare grandi e piccini, a dispetto dell’atteggiamento spesso sfuggente di colui che la tiene tra le mani. Calcutta, di fatto, rifugge i riflettori e schiva le dinamiche discografiche, anche nei momenti in cui tutti lo acclamano, soprattutto dopo l’uscita – nel 2015 – di Mainstream, letteralmente osannato dalla critica.
Un tipo strano questo Calcutta. Talmente strano da dichiarare, in un’intervista rilasciata in esclusiva a Rolling Stone, che nelle sue canzoni e nei suoi testi “non ci sta niente da capire”.
“La gente mi chiede che cosa significhi, è un’ossessione. – aggiunge – Hanno paura di essere stupidi, paura di non capire. Secondo me tutti sappiamo ascoltare una canzone ed emozionarci. Poi però ci sentiamo in dovere di chiedere: ‘Perché mi sono emozionato? Non è che mi sono inventato tutto?’ Certo che sì. Quella è la cosa bella”.
Calcutta riduce ai minimi termini tutto il chiacchiericcio che ruota intorno alla sua scrittura, secondo alcuni vero motore di una rivoluzione consequenziale del cantautorato italiano. Durante e dopo Calcutta, in tanti hanno infatti preso quella direzione: testi semplici, intensi, parole in fuga ma pregne di emozioni. Eppure, proprio Mainstream, a detta del cantautore, è “venuto fuori così senza aspettative”. Da solo, piano piano, ha forse mostrato – più che impartito – un nuovo modo di vivere la musica, e una nuova visione della scena cantautorale italiana.
Non è mai stato punk nelle intenzioni Calcutta. “Era punk come cosa – precisa infatti – suonavo per stare con gli amici e ubriacarmi gratis”.
Il nuovo album, Evergreen, mantiene questa ideologia di fondo: nella tracklist c’è una canzone dedicata all’ex calciatore Dario Hübner e un’altra dedicata alla Rai.
“Per adesso non parlo ancora della guerra, non parlo di nient’altro che di me o di un amico mio. – rivela sempre a Rolling Stone – L’obiettivo che mi sono dato, un po’ inconsciamente, più che raccontare qualcosa, è quello di fare il pop italiano. Un pop onesto, né troppo antico né troppo moderno. Una cosa che mi piacerebbe ascoltare e che non c’è”.